Roma-Montevarchi: restauro e ritorno

Il Laboratorio di Restauro del Museo si configura sempre di più come una risorsa tecnico-scientifica a disposizione del patrimonio culturale nazionale.

Nella scorsa primavera la Soprintendenza Capitolina di Roma ha preso contatto con il Museo per restaurare un Elephas antiquus rinvenuto nei Fori Imperiali nel 1932. L’esemplare avrebbe dovuto essere esposto in una mostra dedicata alla scienza a Roma a partire da Ottobre, presso il Palazzo delle Esposizioni.

Già il primo sopralluogo ha fatto emergere una situazione complessa: lo stato di conservazione del reperto era pessimo, gravato da molto sporco e numerose fratture… inoltre, in quasi un secolo, erano andati persi sicuramente molti frammenti.

Il cranio si era staccato dal supporto in gesso e mattoni ed era scivolato di lato fino ad arrivare alla base di legno; l’unica difesa rimasta, la sinistra, era in pezzi e il posto del palato e delle mandibole era stato preso da frammenti sciolti e non ben identificabili.

Insomma, una impresa non facile, anche per il poco tempo a disposizione per il restauro, ma nello stesso tempo anche una grandiosa opportunità di crescita e conoscenza.

Il restauro si poteva effettuare sia a Roma che a Montevarchi: è stata scelta la seconda ipotesi, sia per ragioni di costi, che di opportunità, che di tempi. Eh sì, perché a Montevarchi sarebbe stato possibile lavorare anche 24 ore su 24!

Restaurare non significa solo pensare a come ripulire un reperto, consolidarlo, tamponarlo… significa anche confronti con esperti, accordi istituzionali, e significa ricostruire le posizioni anatomiche di un esemplare, ideare supporti, essere disposti a rivedere soluzioni e tecniche, per poter garantire a ciò che si restaura stabilità, correttezza scientifica, estetica e futuro.

È sempre una scoperta, il restauro. La scoperta anche di passaggi storici che costituiscono la vita di un oggetto; restaurare significa accorgersi e comprendere interventi passati, e sommare a quell’intervento quello dei giorni nostri, arricchendo e proseguendo quindi la vita di un manufatto o di un reperto fossile.

Chi è venuto a visitare il nostro museo da metà Luglio ai primi di Ottobre avrà sicuramente notato, al piano terra, una zona interdetta al pubblico, con cartelli che indicavano lavori in corso; e avrà notato anche una figura, tutta sporca come fosse un minatore, entrare e uscire dal quello spazio, indaffarata in chissà quali misteriose operazioni e afflitta dal continuo timore di non arrivare in tempo…

Anche questo è il restauro! Un lavoro dinamico, dove fermento e pazienza si sposano perfettamente.

Il 5 Ottobre l’elefante dei Fori Imperiali è ripartito alla volta di Roma. Dopo averlo trasportato nelle sale espositive, aver dato gli ultimi ritocchi ed aver svolto l’immancabile ma doverosa burocrazia lo abbiamo salutato… ma solo per pochi giorni.

L’11 Ottobre finalmente l’inaugurazione della mostra “Tre stazioni per Arte-Scienza”, condita di evidente emozione e immancabile attesa.

L’elefante è esposto al primo piano, al centro di una grande sala, insieme ad altri reperti fossili e a strumentazioni scientifiche che hanno fatto la storia della città di Roma, e lì rimarrà fino a Febbraio del prossimo anno.

Per pulirlo, consolidarlo e ricostruirlo dove possibile ci sono volute quasi 500 ore di lavoro, una equipe valida e competente e molta passione.

A questo punto… non mi resta che invitare tutti alla bellissima mostra romana, per ammirare un pezzo insolito dell’inesauribile patrimonio culturale della Città Eterna, e anche un piccolo pezzo della ricerca e del lavoro di restauro del Museo Paleontologico di Montevarchi.

Antonella Aquiloni

Antonella Aquiloni

Responsabile del Laboratorio di Restauro del Museo Paleontologico

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