Un tema trasversale, quello del XXXIII Congresso dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici, di cui il Museo Paleontologico dell’Accademia fa parte ormai da diversi anni.
Si è appena concluso l’appuntamento annuale più significativo per la comunità dei musei scientifici italiani, quest’anno dal titolo ‘Il rapporto pubblico privato nei musei scientifici-strategie e soluzioni’, organizzato a Livorno, presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo. Un museo fra i più attivi a livello italiano nel coinvolgere profondamente la comunità locale, ma anche nell’interloquire con i diversi soggetti che insistono sul territorio.
Il rapporto tra pubblico e privato è un argomento che tocca vari aspetti della vita dei musei, a prescindere dalla loro tipologia, ed è un tema che può essere, e in sede di congresso lo è stato, affrontato da vari punti di vista.
Intanto quello della governance museale, in cui il rapporto tra pubblico e privato riguarda forme di gestione museale, coinvolge le professionalità museali, apre al tema delle esternalizzazioni, incide nelle azioni di innovazione digitale o di accessibilità, fino a riguardare la ricerca scientifica. Ma vi è poi la valorizzazione del patrimonio culturale tramite le sinergie attivabili tra enti dalle diverse nature giuridiche, per promuovere accessibilità, connettere restauri e comunità, sviluppare il potenziale dei servizi educativi. È anche fondamentale, sempre più sviluppata e perseguita, la sinergia tra musei e Terzo Settore, che intercetta il mondo dell’associazionismo, delle comunità territoriali di riferimento e che ci porta sulla sfida dello sviluppo culturale e sociale a cui le istituzioni culturali tendono con crescente consapevolezza.
L’Accademia e la sua forma gestionale si inseriscono a pieno titolo nel dibattito e nel confronto di esperienze: un ente di natura privata, nello specifico del Terzo Settore, a gestire un bene che ha valore, e in parte anche una titolarità, pubblici.
Nel corso di oltre due secoli, si è sempre trasformata mantenendo volutamente l’anima associativa: da ente morale, ad associazione giuridicamente riconosciuta, ad Associazione di Promozione Sociale del Terzo Settore, sempre adeguando la propria forma alla necessità di coniugare cura e gestione corrette del proprio patrimonio culturale con l’elemento della partecipazione della base sociale.
I gestori del suo prezioso patrimonio sono i soci, che, attraverso il Consiglio di amministrazione che eleggono e le collaborazioni di cui si avvalgono, concorrono a conservare un patrimonio culturale e scientifico in stretta connessione con il territorio e la sua comunità, che favorisce la crescita collettiva e il senso civico dei cittadini.
Dalla riapertura al pubblico nel 2014, alla base sociale si affianca un personale qualificato e strutturato, che garantisce la qualità e la costanza dei servizi e, grazie a questo, la possibilità di attingere a fondi pubblici che riconoscono il valore culturale e sociale dell’istituzione.
Ad eccezione della catalogazione di libri e, quando necessario, di un supporto all’attività educativa, la scelta è stata quella di tenere internamente le professionalità. Una decisione insolita nel più ampio panorama italiano e probabilmente non sempre economica, ma certamente garante della filiera gestionale, della consapevolezza e della coerenza progettuale e narrativa, e, dunque dell’identità del museo e dell’Accademia.
Volendo fare un piccolo elenco sui punti di forza e debolezza di una tale natura giuridica, possiamo mettere tra i punti di forza una snellezza amministrativa invidiata dalla totalità dei soggetti pubblici; un legame privilegiato con il territorio, favorito dall’elemento dalla facilità con cui si possono avviare processi partecipativi; la neutralità politica e un’abitudine alla rendicontazione e all’autovalutazione frutto degli obblighi statutari ma che nello stesso tempo è una pratica pionieristica nel mondo museale. Tra i punti di debolezza possiamo invece mettere le incertezze economiche, legate a contributi pubblici e alla capacità di fundraising e mettere a regime i servizi; a questo possiamo aggiungere il rischio di gestioni non controllate derivanti dalla capacità e competenza degli organi gestionali. Ma questo è rischio trasversale che accomuna tutti i musei di qualsiasi natura siano. L’equilibrio tra punti di forza e debolezza regge a patto che ci sia anche sostenibilità economica.
E volendo fare un piccolo elenco sui punti di forza e debolezza di una tale forma gestionale, possiamo considerare tra i punti di forza l’equilibrio fra il volontariato e il personale qualificato, che garantisce partecipazione e senso civico insieme a servizi di qualità; la gestione interna del personale, che permette coerenza narrativa e consolida l’identità istituzionale; e in ragione di questo, la maggiore possibilità che l’esperienza formativa offerta (ad esempio con servizio civile) dia sbocchi professionali interni. Tra i punti di debolezza possiamo invece mettere il rischio di fragilità gestionale legata alle incertezze economiche; la precarietà dell’equilibrio fra volontariato e personale qualificato che ne è, tuttavia, anche un punto di forza. A maggior ragione sotto questo aspetto, l’equilibrio tra punti di forza e debolezza regge a patto che ci sia anche sostenibilità economica.
Insomma, se, come ha ben detto il prof. Ledo Prato nella sua lectio magistralis al congresso di Livorno, non ci sono modelli precisi e formalizzati di gestione museale, di certo quello dell’Accademia rappresenta una forma dinamica, capace di rinnovarsi, ma anche consolidata e perfettamente cucita addosso, dove la natura giuridica è tutelata nelle sue caratteristiche, in accordi diversificati di volta in volta con enti pubblici e privati.
Elena Facchino
Direttrice del Museo Paleontologico