Nella Bucine della seconda metà dell’Ottocento svolge la sua attività Giuseppe Sancasciani, medico e studioso valdarnese. Figlio di Francesco Sancasciani, anch’egli medico condotto di Bucine, che aveva rappresentato l’Accademia Valdarnese in alcune delle Riunioni preunitarie degli Scienziati Italiani, Giuseppe studiò Medicina a Firenze nei anni politicamente tormentati dai moti del 48.
Una volta chiamato a ricoprire la Condotta del suo paese, Giuseppe Sancasciani fa del suo mandato l’occasione per unire il lavoro e la cultura nell’interesse del popolo. Porta avanti la missione del padre nel promuovere il contributo dei colleghi nello sviluppo della ricerca in Medicina e conduce un’accurata raccolta dati, sintetizzandole annualmente in un “Quadro Statistico Clinico” delle malattie da lui curate a Bucine con dettagliate informazioni “estratte dal registro delle visite modellato all’oggetto di compilare un annuale rendiconto da quale possa il Municipio estrarre nozioni valevoli a tutelare la salute dei comunisti” (siamo ben prima del 1921 e con tale termine si intendono, naturalmente, gli abitanti del comune). I risultati di questa attività confluiscono, nel 1864, nella sua prima pubblicazione dal titolo “Rendiconto sommario delle malattie di pertinenza medica curate negli anni 1861-62-63” che rappresenta la chiusura del cerchio sul lavoro dell’ormai anziano genitore.
La passione per il suo lavoro non si esprime solo nella cura della salute dei suoi concittadini, ma anche nel miglioramento delle conoscenze di interesse igienico nei campi specifici di rilievo per la sua gente. La bibliografia dei suoi scritti (dei quali si conservano copie nella Biblioteca Poggiana), sebbene non amplissima, spazia ad un primo esame, dall’agraria all’idrologia, dalla silvicoltura alla zootecnia, dall’immunologia all’ornitologia. Con piccoli scritti monografici rivolti alla popolazione, il Sancasciani cerca, ad esempio, di far comprendere ai suoi concittadini l’importanza dei vaccini, l’opportunità di usare il solfato di rame in viticoltura e di far comprendere quali possano essere gli effetti del disboscamento sulla salute della popolazione. Tutti i suoi scritti hanno in comune uno stile estremamente pragmatico che unisce il rigore della conoscenza e la semplicità del buon senso in una soluzione di grande efficacia.
Un esempio straordinario ne è il lungimirante libretto “L’insetto vendicherà l’uccello” in cui l’autore intuisce e illustra l’importanza ecologica degli uccelli e gli effetti di una eccessiva pressione venatoria sulle attività agricole e sulla vita dell’uomo. Ad oltre un secolo dalla sua pubblicazione, tale testo è stato ristampato a cura di Marco Lambertini, figura di spicco delle conservazione della natura, poi divenuto direttore generale del WWF internazionale.
Incline alla conoscenza naturalistica e interessato alla cultura del territorio, Sancasciani si appassiona alla raccolta e allo studio dei fossili contribuendo attivamente all’accrescimento del Museo Paleontologico e alla vita dell’Accademia Valdarnese del Poggio di cui è anche Vicepresidente.
Agli inizi degli anni sessanta dell’Ottocento, quando i lavori di realizzazione della ferrovia Roma-Firenze interessano il Valdarno e il territori di Bucine in particolare, egli si adopera per cercare le testimonianze dell’antico passato della sua terra, esplorando personalmente gli scavi in corso e rivolgendosi a coloro che vi stanno lavorando. Ne emergono importanti reperti paleontologici e testimonianze paleoetnologiche che egli raccoglie ed acquista di concerto con Igino Cocchi, professore di geologie e paleontologia all’Istituto Superiore di Studi Pratici e di Perfezionamento di Firenze e suo mentore nella disciplina. Importanti reperti vengono donati dal Sancasciani al Museo fiorentino diretto dal docente e costituiscono materiale di pubblicazione con relativo riconoscimento all’attività del medico. Di questo periodo è anche la nascita della sua collezione paleontologica personale che raduna in una stanzetta della sua abitazione di Bucine.
Nel 1878 decide di donare una parte dei suoi fossili al Museo paleontologico di Montevarchi.
Giuseppe Sancasciani muore, all’età di ottant’anni, il 31 dicembre 1906 nella sua amata Bucine, dopo aver conferito al Museo dell’Accademia gli ulteriori promessi reperti. Oggi la collezione Sancasciani conta un’ottantina di esemplari ed è stata recentemente digitalizzata e inclusa nel Portale della Cultura, realizzato da Regione Toscana. Tale nucleo costituisce una splendida testimonianza del contributo che anche gli amateurs seppero dare nell’Ottocento allo sviluppo della cultura naturalistica e territoriale nell’ancor giovane Regno d’Italia.
Fausto Barbagli
Curatore museale presso la Specola di Firenze e storico della scienza