Un umanista nella storia della comunicazione
Poggio Bracciolini (1380-1459) è stato uno dei protagonisti della prima stagione dell’Umanesimo quattrocentesco. Le sue scoperte da ‘cacciatore di libri’ consegnarono all’Europa del suo tempo opere dell’antichità classica dimenticate da secoli, aprendo una nuova stagione per la cultura dell’Occidente. Ma nella vita di questo copista, intellettuale e uomo pubblico nato da una famiglia valdarnese, rimasto sempre legato alla sua Terranuova, la costante principale fu la pratica della cultura come comunicazione.
Alcuni dei testi più importanti della produzione di Poggio si trovano infatti nelle sue lettere ad amici, corrispondenti e avversari: lo stesso racconto delle sue imprese alla ricerca di antichi manoscritti si legge proprio nelle lettere che il giovane Poggio inviò ai suoi amici e sodali umanisti. Racconti destinati ad un largo pubblico, perché le corrispondenze degli umanisti erano copiate, lette e fatte circolare come vere e proprie opere letterarie, sul modello dei grandi autori dell’antichità (Cicerone tra tutti) e del primo grande maestro riconosciuto tra i moderni, Petrarca.
Non erano sempre scambi così amichevoli, anzi. Poggio fu anche uomo di feroci polemiche: memorabili quelle con Lorenzo Valla, il brillante retore al servizio del Re di Napoli, o Francesco Filelfo, grande avversario di uno degli amici più vicini a Poggio, Cosimo de’ Medici. Ad uno sguardo superficiale quelle lettere di polemica e invettiva, che usano le armi della retorica per attaccare, diffamare a volte ridicolizzare l’avversario, possono sembrare espressione di rivalità astiose o persino meschine interne alla cerchia degli intellettuali. In realtà la forma della lettera era un ‘contenitore’ perfetto per sviluppare le riflessioni filosofiche dell’autore su aspetti importanti della vita, della morale o delle scelte politiche. Il modello era per molti autori fiorentini l’opera del maestro di Poggio, Coluccio Salutati, che poco dopo il 1400 aveva pubblicato una famosa Invettiva contro il vicentino Antonio Loschi, in cui difendeva i valori della repubblica fiorentina contro gli attacchi degli umanisti fedeli della signoria dei Visconti. Anche Poggio si cimentò in una forma del genere, ad esempio nello scambio di lettere polemiche con Guarino Guarini sulle figure storiche di Cesare e Scipione, presi a simbolo delle due forme alternative di governo, la repubblica e il principato. Altrettanto importanti furono le lettere che Poggio scambiò con Alberto da Sarteano, celebre scrittore francescano, da cui l’umanista di Terranuova prese spunto per una severa critica delle forme della vita religiosa del suo tempo. L’invettiva era un genere letterario, con le convenzioni di tutti i generi: non di rado i protagonisti erano buoni amici legati da rapporti di stima e rispetto, ma che in questa ‘tenzone’ letteraria si misuravano senza esclusione di colpi.
D’altra parte la stesura di lettere fu una vera e propria professione, che Poggio esercitò per buona parte della sua vita. Da giovane, molto apprezzato per la sua penna elegante e per la sua maestria retorica, lavorò come segretario presso la Cancelleria dei papi romani, impegnato a vergare le lettere con cui l’autorità pontificia rispondeva alle mille richieste e sollecitazioni da ogni parte d’Europa; da uomo anziano e ormai celebre ottenne l’incarico di Cancelliere della Repubblica fiorentina, il cui compito era quello, se non proprio di scrivere, di supervisionare la produzione delle missive ufficiali alle potenze straniere con cui la Repubblica era in relazione.
Per un umanista come Poggio, insomma, scrivere vuol dire soprattutto scambiare pareri, argomentare per convincere, misurarsi con le opinioni altrui. La sua è una cultura in dialogo, che vive e cresce attraverso il confronto e anche la polemica, nella quale affrontare i temi più scottanti della vita in società: la vita religiosa, la politica, le scelte familiari, l’uso del denaro.
La mostra di edizioni antiche che l’Accademia del Poggio propone nelle sue sale fino al 30 marzo vuole testimoniare soprattutto questo aspetto della vita culturale intorno alla figura di Poggio, attraverso una scelta di incunaboli ed edizioni antiche delle opere di Poggio e dei suoi contemporanei.

Lorenzo Tanzini
Presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio