Un santo francescano dalla corona al chiostro

San Lodovico di Tolosa a Montevarchi

Il chiostro di San Lodovico a Montevarchi è uno dei luoghi più importanti del patrimonio artistico del Valdarno superiore: per il fatto di ospitare il Museo Paleontologico e per il valore della sua architettura, che testimonia il gusto rinascimentale dell’arte del territorio. Un altro aspetto interessante riguarda però anche l’intitolazione di questo spazio suggestivo, completato come centro dell’omonimo convento francescano nel 1471. San Ludovico di Tolosa è infatti una figura molto particolare nella storia della Chiesa medievale, specialmente in riferimento al Valdarno. Ludovico nacque probabilmente nel 1274, figlio dell’erede al trono di Napoli e Sicilia Carlo II della dinastia francese degli Angiò. Il giovane principe avrebbe potuto sperare in un futuro di gloria in quello che al tempo era uno dei più prosperi regni d’Europa, se non avesse scelto, ancora in giovanissima età, di vestire il saio francescano e di preferire la povertà evangelica alle suggestioni della vita di corte. Anche da uomo di Chiesa Ludovico continuò tuttavia a coltivare le relazioni con la dinastia Angiò, che lo volle promuovere a vescovo di Tolosa, una sede episcopale di grande prestigio nei domini meridionali dei re di Francia, cugini dei regnanti di Napoli: la nomina giunse per disposizione nientemeno che di papa Bonifacio VIII. Il giovanissimo vescovo morì però poco dopo l’insediamento nella sua sede nel 1297, non ancora venticinquenne.

La sua morte così prematura, insieme alla scelta eroica della vita religiosa per un erede al trono regio, ne fecero un candidato ideale alla canonizzazione, anche perché una figura di santo avrebbe portato lustro alla famiglia. Fu così che pochi anni più tardi, nel 1317, si arrivò alla beatificazione di san Ludovico di Tolosa, con il deciso sostegno del fratello minore di Ludovico, Roberto, nel frattempo diventato re di Napoli. La celeberrima tavola di Simone Martini rappresenta ancora oggi la scena, storicamente incoerente ma simbolicamente fortissima, di San Ludovico che incorona il fratello. Un personaggio, insomma, ben noto nella vita religiosa e anche politica del tempo.

Ma perché a Montevarchi? In fondo non sono molte le fondazioni religiose a lui intitolate nel territorio toscano. Il fatto è che negli anni tra il 1325 e il 1328 il Comune di Firenze si trovava sotto tutela proprio della dinastia angioina, della quale un rampollo, Carlo duca di Calabria, aveva assunto il titolo di signore della città, come segno della protezione dei re di Napoli sul comune che più di ogni altro ne interpretava le mire politiche. Il momento storico era per Firenze difficile, perché la Toscana si trovava sotto la minaccia della presenza ghibellina filoimperiale: la città doveva mettere in sicurezza il suo territorio contro le incursioni nemiche, e anche la costruzione delle fortificazioni su centri minori come Montevarchi (incluso il celebre Cassero) cercava di rispondere a questa emergenza militare. Il consolidamento della presenza fiorentina in Valdarno passava però anche da elementi simbolici: la fondazione di un convento francescano, in questa popolosa terra di mercato nel contado, era uno di questi, e quando una famiglia con forti interessi locali, i Ricasoli, volle sostenere la creazione del convento, sembrò naturale che il patrono della nuova comunità fosse proprio il giovane santo francescano della dinastia angioina.

E così il culto del vescovo di Tolosa si radicò in Valdarno. Oggi non si conservano sul territorio rappresentazioni antiche di Ludovico, del tipo di quelle che si possono facilmente trovare nelle chiese e musei fiorentini: un giovane con vesti e i simboli vescovili, sotto i quali si scorge però l’umile saio francescano, e a volte anche una corona ai piedi, a simboleggiare la scelta della vita religiosa preferita alla gloria del mondo. Di certo però il convento conteneva nei secoli passati vari esempi di iconografia di Ludovico, e uno lo conosciamo bene: il magnifico dipinto di Sandro Botticelli con l’Incoronazione della Vergine e Santi, tra i quali un bellissimo Ludovico spicca in primo piano. Realizzato per la chiesa del convento, il dipinto venne sottratto negli anni della soppressione della comunità religiosa all’inizio dell’800, e oggi si trova nelle collezioni di Villa la Quiete delle Montalve a Firenze. Anche se il dipinto ha perso la collocazione originaria, recuperata solo per un breve periodo di esposizione a Montevarchi alcuni anni fa, la sua storia testimonia come la devozione al vescovo francescano rappresentasse ancora a fine Quattrocento l’eredità di un legame con la corte angioina che aveva segnato in profondità la storia di Firenze, e anche del Valdarno.

Lorenzo Tanzini

Lorenzo Tanzini

Presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio

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