Tomistoma calaritanus. Ovvero di un coccodrillo fossile sardo in Valdarno

La visita delle sale del Museo Paleontologico è uno straordinario viaggio nel tempo, ma anche nello spazio. Se è vero infatti che buona parte dei reperti esposti nel percorso museale provengono dal Valdarno superiore, e anzi sono un efficace racconto della storia geologica e climatica di questa parte d’Italia, non mancano neppure reperti che provengono da luoghi assai diversi, le cui storie si sono intrecciate con quella del Museo per le ragioni più varie.
È il caso di un calco, cioè di un’accurata riproduzione di un autentico fossile realizzata in gesso, che si trova giusto all’inizio del percorso museale, nella zona in cui è stato mantenuto l’allestimento ‘storico’, con le vetrine del XIX secolo. Il calco riproduce una impressionante testa di coccodrillo, arrivata al museo per una serie circostanze fortuite.

La storia comincia a Cagliari, nell’area collinare che sovrasta la città storica (il “Castello”), la cosiddetta Piazza d’Armi, nel 1868. Durante lavori ordinari di ampliamento della piazza venne ritrovato un importante fossile di coccodrillo, non completo ma molto più ricco di quelli già conosciuti fino ad allora: il ritrovamento venne subito riconosciuto come un evento scientifico importante, anche vista la datazione del reperto che si collocava nel Miocene, la fase geologica che copre il periodo tra circa 23 e circa 5 milioni di anni fa. La scoperta attrasse immediatamente l’attenzione della comunità scientifica, in particolare di Giovanni Capellini, professore di Geologia all’Università di Bologna, direttore del Museo di geologica dell’Ateneo felsineo e scienziato di fama internazionale. Con grande insistenza Capellini chiese all’Università di Cagliari, in particolare a Domenico Lovisato che dirigeva le raccolte cagliaritane di geologia e paleontologia, di inviare il reperto a Bologna per poterlo studiare. I pezzi furono così inviati presso l’Università di Capellini, che si occupò di restaurarli e di allestirli per l’esposizione nel 1881. In un articolo uscito nel 1890 negli Atti dell’Accademia dei Lincei lo studioso individuava nei reperti cagliaritani il ‘tipo’ di una nuova specie alla quale proponeva di assegnare il nome scientifico di Tomistoma calaritanus: da allora in poi l’appartenenza di nuovi reperti alla specie sarebbe stata individuata sulla base dell’analogia con i caratteri dell’esemplare sardo. L’illustre studioso avrebbe decisamente voluto tenere a Bologna il reperto, per non far mancare al ‘suo’ Museo un pezzo così interessante, ma si scontrò con i colleghi sardi, che adoperarono anche le vie legali per farsi restituire il coccodrillo; alla fine Capellini, suo malgrado, fece realizzare alcuni calchi e quindi lasciò partire il reperto originale per la Sardegna. Un viaggio di ritorno certamente dovuto ma poco fortunato, perché il Museo cagliaritano venne colpito dai terribili bombardamenti della Seconda guerra mondiale, e lo stesso fossile di Tomistoma subì gravi danni.

Ancora oggi ad essere esposto nel Museo di Geologia e paleontologia “Domenico Lovisato” di Cagliari (per ironia della sorte, di nuovo colpito da un gravissimo crollo nel 2022) è un calco, non il delicatissimo originale. Queste sfortunate vicende hanno fatto sì che quindi il coccodrillo sia visibile e studiabile soprattutto grazie alle riproduzioni realizzate da Capellini. Il quale dal 1880 era diventato anche Presidente dell’Accademia del Poggio. Tra le tante benemerenze che lo studioso meritò presso l’istituzione valdarnese, insieme all’omaggio di molte importanti pubblicazioni, vi è anche il dono di calchi realizzati sui fossili bolognesi. E qui la storia si chiude: Capellini volle inviare a Montevarchi anche uno dei calchi che aveva fatto fare del coccodrillo sardo.

Questo piccolo angolo del Museo, insomma, oltre a ricordare l’affascinante scoperta di una sorta di “dinosauro” italiano in miniatura, ci racconta la storia degli scambi intensi, a volte anche burrascosi, tra gli uomini e le istituzioni della ricerca scientifica nel corso dell’Ottocento.

Lorenzo Tanzini

Lorenzo Tanzini

Presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio

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