Una donna di scienza nella Toscana dell’Ottocento

Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona Paulucci: portava un nome altisonante questa straordinaria donna dedita agli studi scientifici in una Firenze tutta al maschile. Marianna era la figlia di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, il fondatore del Castello di Sammezzano, eccezionale esempio ottocentesco di architettura orientalista e più volte entrato a far parte del Luoghi del cuore del FAI.

La marchesa nacque a Firenze nel 1835 e morì proprio a Sammezzano il 7 dicembre 1919.

Il Comitato Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona di Reggello ne ha voluto celebrare il centenario della morte nel 2019 con un ricco calendario di appuntamenti, che ha coinvolto numerose istituzioni culturali e di ricerca, tra cui anche l’Accademia Valdarnese del Poggio e il suo Museo Paleontologico. Poche settimane fa è uscito un volume nelle collane dell’Accademia, il frutto delle celebrazioni per il centenario della morte di Marianna ricordato per tutto l’anno 2019. In quell’occasione il Museo Paleontologico ospitò nelle sue sale una mostra dedicata alla sua vita e alle sue collezioni naturalistiche, in collaborazione con numerose istituzioni pubbliche, culturali e di ricerca.

Marianna apparteneva a una delle più ricche e influenti famiglie fiorentine della seconda metà dell’Ottocento. Suo padre era politico, architetto, ingegnere, botanico, imprenditore, intellettuale… e collezionista. E Firenze, nella seconda metà del XIX secolo, era una città di scienza, oltre che di lettere ed arti, era una Firenze molto moderna, era una Firenze al maschile. Nel 1853 Marianna si sposò con il marchese Alessandro Anafesto Paulucci e da allora decise di firmarsi sempre con il cognome del marito.

Dal padre la marchesa prese la curiosità, l’interesse per la natura e l’inclinazione al collezionismo; passioni che l’accompagnarono per tutta la vita, e che le furono rifugio del cuore durante i dolori che si susseguirono nella sua storia; natura e collezionismo furono anche occupazioni che la resero una grandissima paleontologa, botanica, ornitologa, ma soprattutto una malacologa, cioè un’esperta di molluschi, in particolare terrestri e di acqua dolce, conosciuta a livello internazionale tutt’oggi.

Il suo primo interesse fu per la paleontologia, dopo un viaggio in Russia nel 1860 in visita al fratello del marito, generale di cavalleria e aiutante dell’imperatore. In quell’occasione, Marianna ebbe modo di raccogliere molti fossili dell’Ordoviciano e, tornata in Italia, si dedicò ad accrescere la sua conoscenza raccogliendo conchiglie plioceniche nella zona della Val d’Elsa e a Sammezzano. Naturalmente si fece aiutare nei suoi studi dai massimi paleontologi del periodo, invitati nelle sue tenute di campagna ad aiutarla a identificare gli esemplari raccolti. A Marianna si deve addirittura la descrizione di una nuova specie di conchiglia fossile, la Murex veranyi.

Si interessò poi alla botanica, secondo una antica tradizione di famiglia e documentata già dal Seicento quando, nel giardino della villa di famiglia di Torre degli Agli a Novoli, venne ottenuto un singolare agrume che, per la sua stranezza, divenne ambìto da appassionati e collezionisti e fu chiamato per questo ‘bizzarria’. Era una specie di incrocio fra un cedro, un limone e una aranci. Ancora oggi a Novoli esiste ‘via giardino della bizzarria’, nei pressi della antica tenuta di famiglia Panciatichi. Al padre Ferdinando si deve inoltre l’introduzione in Italia di una pianta esotica in particolare, la Sequoia sempervirens, che da allora contraddistingue l’eccezionale parco del Castello di Sammezzano.

Marianna raccolse esemplari di piante inizialmente in maniera occasionale e casuale, poi sempre più assiduamente e con criterio scientifico, costituendo una collezione di 4153 piante che oggi compongono un erbario conservato alla Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze.

Ma la marchesa fu anche ornitologa, tanto che la sua collezione arrivò a contare circa 1200 esemplari di uccelli, che oggi costituiscono il Museo Ornitologico di San Gimignano, una delle principali a livello toscano. La cura e il rigore scientifico con cui si occupava della sua collezione le permisero di essere coinvolta in inchieste ornitologiche importanti; a lei nel 1902 fu anche dedicata la Sylvia atricapilla pauluccii, nuova sottospecie di Capinera della Sardegna. Di questa dedica ne fu artefice il marito di sua nipote, Ettore Arrigoni degli Oddi, ornitologo affermato che intitolò la nuova specie ‘alla sua carissima nonna’.

Ma eccoci alla sua vera e profonda passione, che le vale ancora oggi il merito di insuperata malacologa: i molluschi. Le conchiglie furono uno dei primi interessi scientifici di Marianna, e che coltivò con maggior frutto per tutta la vita. Almeno dal 1862, a 27 anni, aveva iniziato a collezionare molluschi marini, e poi quelli terrestri fino a metterne insieme oltre un milione di esemplari, oggi conservati al Museo di Storia Naturale dei Firenze.

Pubblicò, trentenne, saggi scientifici e molti lavori su riviste specializzate italiane e internazionali.

Il momento forse più intenso dei suoi studi furono gli anni ’70 del XIX secolo, arrivando addirittura a esporre all’Esposizione universale di Parigi del 1878 parte delle sue collezioni, che le valsero due medaglie d’argento.

Per molti anni si dedicò inoltre a realizzare dettagliatissimi cataloghi di specie autoctone di alcune aree italiane, soprattutto la Calabria, l’Abruzzo e la Sardegna.

Fu così che Marianna si inserì nel pieno del dibattito scientifico del suo tempo, finendo coinvolta anche nelle vivaci polemiche tra gli studiosi, alle quali reagì in maniera garbata ma decisa, e disposta a rivedere le sue opinioni. Di certo una personalità forte, decisa, onesta.

Difficile distinguere nettamente, nelle vite di ognuno di noi, la sfera pubblica da quella privata. Marianna fece i conti anche con molta sofferenza, quella che la ricchezza e il prestigio non alleggeriscono comunque. Dapprima la separazione forzata dalla madre dopo il divorzio turbolento dei genitori, poi un matrimonio, il suo, faticoso e doloroso, da cui uscì – moderna anche in questo – separandosi dal marito ma sostenendolo economicamente fino alla fine; la storia tormentata del fratello, Bandino, allontanato negli Stati Uniti per volere del padre, il difficile stato di salute della figlia, dovuto a probabili disturbi psicologici.

Rimasta sola dopo la morte di Ferdinando nel 1897, dovette concentrarsi sulla gestione di un patrimonio impegnativo. Si separò dalle sue care collezioni, rifugio del cuore per tutta una vita, donandole a istituti culturali e di ricerca.

Marianna passò l’ultima parte della sua vita nel castello di Sammezzano, dove negli anni aveva trascorso giornate infinite dedicate alla ricerca, alla raccolta e allo studio di molluschi, piante, fossili e uccelli, immersa in natura e bellezza.

Dal 7 dicembre 1919 riposa insieme al padre nel sepolcreto di famiglia nel vicino cimitero di Sociana. 

Elena Facchino

Elena Facchino

Direttrice del Museo Paleontologico

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