Storie di cacciatori di Fossili nel Valdarno dell’Ottocento

Una nuova fonte per la storia delle collezioni del Museo Paleontologico

La collezione di fossili del Museo Paleontologico di Montevarchi, formata a partire dalla fondazione dell’Accademia Valdarnese del Poggio all’inizio del XIX secolo, ha conosciuto nel tempo momenti di grande crescita e sviluppo attraverso donazioni, acquisti e scavi sul territorio, che ha permesso la costituzione di un patrimonio tra i più significativi in Italia nel suo genere. Uno dei momenti più fecondi di questa crescita è stato il periodo tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, che è anche la fase in cui l’Accademia ha conosciuto la sua fioritura culturale, specialmente grazie ad un grande presidente, Giovanni Capellini, scienziato di fama internazionale che moltissimo fece per accrescere le raccolte e allargare il circuito delle collaborazioni scientifiche del Museo.

Una testimonianza preziosa in proposito è adesso disponibile nel volume «In decoro del Valdarno e ad incremento della scienza» Il Museo Paleontologico nel carteggio degli accademici dal 1880 al 1907, a cura di Giuseppe Tartaro. Il libro mette a disposizione l’edizione delle lettere, conservate nell’Archivio dell’Accademia, che si scambiarono due figure cruciali per quella stagione storica dell’Istituzione: Tito Cini, “camarlingo” e poi vice-presidente dell’Accademia, e Enrico Bercigli, conservatore delle Collezioni Paleontologiche e preparatore del Gabinetto di Geologia dell’Istituto Superiore di Firenze, al quale il Museo si rivolgeva per il restauro dei fossili ritrovati o acquistati. Dalle quasi duecento lettere qui edite emerge il racconto vivissimo di una vera e propria ‘caccia ai fossili’, alla quale partecipavano istituzioni (locali, fiorentine, nazionali), proprietari di poderi e terreni, a volte anche contadini e ‘mediatori’ di un singolare – e con gli occhi del presente anche un po’ inquietante – commercio di reperti preistorici ritrovati nelle terre valdarnesi. Lo scambio di messaggi tra i due interlocutori è proprio di uno spirito di ricerca molto attento alle potenzialità valdarnesi.

Nel febbraio 1883, ad esempio, Bercigli raccontava all’amico e collaboratore dei contatti con il più onnipresente dei mediatori valdarnesi un fattore di nome Brilli: “Dal Brilli ho ricevuto una lettera in cui mi dice che vada da lui, perché un contadino vicino a S. Giovanni ha messo allo scoperto una quantità di ossa, pare di elefante”. Qualche mese più tardi segnalava un ritrovamento poco distante: “I padri Barnabiti del Collegio della Querce (presso Firenze) portarono ieri qui per determinare un molare di Elefante che gli era stato donato da il padre di uno dei loro scolari che ha dei possessi presso l’Incisa nei quali era stato trovato; anzi mi disse il padre Bertelli che avevano trovato tutto il cranio e che i contadini lo avevano distrutto. Mi disse inoltre che di quella località gli era stato promesso anche altri pezzi. Sicché sembra che presso l’Incisa siano state trovate parecchie ossa fossili. Le dò questa notizia nel caso che le potesse interessare”.

E ancora, nel febbraio 1885: “Oggi abbiamo saputo che in un possesso del Guicciardini presso Figline hanno trovato gran parte (dicesi) di uno scheletro di Elefante. Il prof. D’Ancona ha già scritto al Guicciardini per avere l’autorizzazione di scavarlo, se è cosa importante, per conto di questo Museo”.

Nel percorrere le sale del museo, specialmente nelle sezioni in cui sono state conservate le etichette originali dell’allestimento ottocentesco, è possibile ancora oggi ritrovare i riferimenti ai luoghi e ai protagonisti di quei ritrovamenti. Dalle lettere Bercigli-Cini emerge così la ricchezza del patrimonio paleontologico valdarnese, e soprattutto la possibilità di ricostruire nel dettaglio le provenienze e le storie dei fossili ancor oggi esposti nelle vetrine del Museo. Non solo. Se è vero che i modi di acquisizione e scavo dei fossili al tempo da parte dei ‘cacciatori’ di reperti, locali e non, è lontanissimo dalla filosofia della tutela pubblica del patrimonio che oggi giustamente abbiamo affermato, allo stesso tempo questa storia di una passione per i fossili condivisa nella società ci riporta ad un tempo in cui tra il museo come istituzione di conservazione, e i soggetti della società, anche i più umili, vi era una relazione molto stretta. Probabilmente una relazione che, nella mentalità e nel quadro normativo attuale, dovremmo ritrovare e far rinascere anche nel nostro tempo.

Lorenzo Tanzini

Lorenzo Tanzini

Presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio

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