Vittorio Locchi: un poeta valdarnese nella Grande Guerra

Il suo nome oggi non è molto noto al di fuori di Figline Valdarno, dove ancora restano di lui molte tracce, ma per molti anni Vittorio Locchi (1889-1917) è stato una figura famosa in tutta Italia, soprattutto perché autore della Sagra di Santa Gorizia, un poema in versi liberi pubblicato nel 1916: vi si celebrava il valore dei soldati che avevano conquistato la città proprio in quei mesi, in uno dei momenti più importanti della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano. Durante i periodi più difficili della guerra i versi di Locchi vennero diffusi, letti e declamati, furono di ispirazione per moltissimi italiani e tanti giovani combattenti vi si riconobbero. Forse perché Locchi era uno di loro: nato nel 1889, si era arruolato volontario alle prime battute della guerra, venticinquenne, dopo aver partecipato alle manifestazioni per l’intervento con comizi improvvisati in piazza San Marco a Venezia, dove viveva da alcuni anni. E certo anche perché al sacrificio per la patria il giovane Vittorio finì per partecipare nella maniera più tragica: trasferito in Grecia, fu vittima di un attacco austriaco alla nave che lo stava trasportando, a sud di Capo Matapan nel Peloponneso, nel 1917. L’immagine del poeta-soldato, morto giovane nella guerra a cui aveva dato tutto sé stesso, fece di Locchi un mito, e della sua opera un testo emblematico di quegli anni.

Ma il percorso di vita di Vittorio Locchi era nato in Valdarno, molto lontano dall’ambiente di guerra in cui finì la sua breve esistenza. Nato a Figline nel 1889, non conobbe mai suo padre, che morì mentre la moglie era incinta, colpito da una coltellata mentre cercava di sedare una lite tra compaesani. Nel Valdarno Vittorio ebbe le sue amicizie, quella compagnia del Giacchio con cui passava il tempo nelle campagne lungo l’Arno, e alla quale nel 1914 dedicò la sua prima raccolta di poesie, intitolata proprio Canzoni del Giacchio. Nel frattempo aveva portato avanti i suoi studi: un percorso tecnico di ragioniere, che però non gli impedì di interessarsi anche alla letteratura, grazie al suo maestro Diego Garoglio che lo incoraggiò e lo orientò a sperimentare varie forme di scrittura, anche quella teatrale. Garoglio, come il padre stesso di Vittorio, coltivava ideali socialisti, ai quali il giovane poeta guardò con interesse: la simpatia per il popolo, l’appassionato amor di patria, l’ostilità per la Chiesa cattolica e il pensiero reazionario, furono gli ideali con cui crebbe il giovane poeta. Alla fine dei suoi studi nel 1910 trovò impiego alle Regie Poste nella sede di Venezia. In città cominciò a coltivare anche relazioni culturali più interessanti di quelle valdarnesi, che gli permisero di conoscere figure di intellettuali e poeti, tra cui Sem Benelli e Giovanni Papini. Ma allo scoppio della guerra, tutto fu messo in gioco dalla scelta di arruolarsi volontario per quell’impresa bellica che Vittorio come molti suoi coetanei intese come compimento degli ideali risorgimentali. La poesia restò però nell’animo di Vittorio, e furono i suoi stessi superiori, che conoscevano la sua vena di scrittore, a convincerlo di scrivere un poema su Gorizia. Un editore ligure, Ettore Cozzani, lo pubblicò, e il libro raccolse l’approvazione di una poetessa assai nota come Ada Negri. La tragica circostanza del 1917 gli impedì di continuare il suo lavoro, e molte delle sue opere vennero pubblicate dopo la morte.

Anche perché la sua breve e tragica traiettoria biografica ne fece ben presto una figura da promuovere, nell’Italia della Vittoria del 1918 e ancor più in quella nazionalista del Fascismo: il regime esaltò molto l’opera di Locchi, e in qualche modo si appropriò della sua immagine, così che dopo la Seconda Guerra Mondiale questa figura di poeta popolare e gentile finì per essere considerato un cantore della guerra e del nazionalismo, poco meritevole di attenzione nell’Italia libera del 1948. Oggi, a tanta distanza, possiamo finalmente tornare a leggere la sua opera per quello che fu, senza pensare a ciò che di lui fece il regime. Il libro di Giovanni Cipriani, Vittorio Locchi, Un protagonista della storia e della cultura del Novecento, Firenze, NICOMP, 2022, è una bella occasione per conoscere e comprendere una figura illustre del Valdarno del secolo scorso. Oltre al racconto della sua vita e delle sue opere, il volume raccoglie molti documenti e immagini della vita di Locchi, dalla raccolta che sua sorella Pia curò amorevolmente per tramandare la memoria del fratello, e che ancora oggi ci aprono tanti dettagli su quel mondo a noi familiare anche se lontano nel tempo.

Lorenzo Tanzini

Lorenzo Tanzini

Presidente dell'Accademia Valdarnese del Poggio

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